La procedura di certificazione ISO non stravolgerà le attività dell’Azienda. La certificazione non implica il cambio del modo di lavorare o di modificare le abitudini aziendali e personali, la certificazione serve per dimostrare e garantire che quello che abitualmente si fa in Azienda è stato controllato e soddisfa i criteri di qualità del manuale della qualità aziendale, realizzato appositamente per l’Azienda.
La visita dell’Ente di Certificazione non sarà un controllo fiscale, ma servirà soltanto a verificare la congruità fra quello che è stato scritto sul manuale della qualità e l’effettiva realtà delle cose.
Vi saranno dei consigli, dei correttivi e delle procedure da adottare, al solo scopo di aumentare la qualità dei prodotti aziendali atti a trarne ulteriore benefici per l’Azienda. Le indicazioni testate e verificate da anni di applicazione in attività aziendali avranno lo scopo di migliorare la qualità e di conseguenza anche la redditività dell’Azienda.
Il fatto di essere certificati porta un indubbio vantaggio sulla concorrenza, la certificazione è sinonimo di qualità; è un grande valore che viene sempre preso in considerazione, sia dai clienti che dai fornitori in fase di scelta.
La certificazione ISO 9001 procede di gran carriera anche in Italia, superando, secondo dati ufficiali ACCREDIA, le 130.000 organizzazioni. Sempre secondo i dati ufficiali, i settori trainanti sono quello delle costruzioni, quello elettrico – elettronico, il metalmeccanico ed il chimico, e settori soprattutto nei servizi e nelle pubbliche amministrazioni. Il tutto, ovviamente, in sintonia con la distribuzione territoriale industriale.
Le ragioni per richiedere la certificazione sono molteplici, principalmente, comunque, le aziende intraprendono tale percorso spinte dalle richieste più o meno vincolanti da parte dei committenti e dai mercati oppure da imposizioni di natura legislativa. Diversi gruppi industriali, ad esempio, già da tempo impongono ai propri fornitori l’adozione di un sistema qualità certificato, ovviamente al fine di una maggiore garanzia qualitativa sulla fornitura ed una conseguente riduzione dei costi dei controlli. Anche il settore pubblico contribuisce alla spinta in tale direzione: primo fra tutti il settore degli appalti che, con l’attuale legge Merloni-ter, introduce obbligatoriamente la certificazione ISO 9001, cassando l’attuale albo nazionale dei costruttori. Inoltre, fra le motivazioni che spingono ad ottenere tale certificato è presente l’effetto pubblicitario generato dalle prime aziende che tagliavano il traguardo. Un vantaggio, ovviamente, in lenta caduta con l’aumentare del numero di certificati emessi. Al di là di queste motivazioni di natura esterna che, inutile negarlo, sono le più forti, diverse aziende cercano di riflesso, o addirittura lo esigono senza transigere, un miglioramento di natura interno che, alla lunga, sarà sicuramente l’unico beneficio che si otterrà da un sistema qualità certificato. Meglio quindi pensarci fin dall’inizio. A tal proposito, i passi da seguire sono oramai consolidati e riassunti come sotto.
La prima fase è quella della cosiddetta analisi preliminare, attraverso cui ci si rende conto di quale sia la distanza della propria organizzazione dall’ottenimento della certificazione (solitamente ampia). Inizia a questo punto la ricerca della società di consulenza che poi accompagnerà l’azienda nel delicato progetto. Questa fase di analisi preliminare serve alla società di consulenza per definire un preventivo ed in questo senso sono ormai numerose quelle che offrono questa attività addirittura gratuitamente. L’analisi preliminare serve al consulente, ma è utile soprattutto all’azienda per cercare di capire il professionista (se realmente tale) che ha di fronte, qual è la sua esperienza e, soprattutto, quali referenze può vantare. Infatti occorre ricordare che il mestiere del consulente è relativamente giovane e non è raro imbattersi in figure professionali improvvisate. I casi di società o persone che millantano esperienza a scapito delle aziende (specie medio-piccole) sono in aumento. E’ bene, quindi, fare attenzione. Il rapporto di analisi preliminare oltre a contenere l’offerta economica descrive l’impostazione dettagliata del progetto con tempi, impegni e costi.
Per quanto riguarda i tempi di consulenza si va da 2-3 mesi per una piccola azienda al di sotto dei 30 dipendenti, 6-9 per aziende dai 30 ai 70 dipendenti, fino ad oltre un anno per le aziende di dimensioni superiori.
Una volta scelta la società di consulenza, questa ultima dovrà essere di supporto nell’individuazione del responsabile qualità interno, figura che nelle piccole aziende coincide sovente con la direzione. Il responsabile qualità, come insegnano le aziende già certificate, è bene che sia un responsabile a tutti gli effetti e che abbia le capacità di comunicazione e coinvolgimento verso tutti i dipendenti. Il nocciolo del problema alla fine non è redigere un buon manuale della qualità, bensì averlo fatto comprendere a tutta l’azienda. Per lo stesso motivo diffidate da chi vuole vendere soluzioni standardizzate, pronte in pochi giorni. Il manuale e le procedure devono essere documenti creati dall’interno, impostati su misura e propri di ogni singola azienda. Non possono, quindi, essere né standard né imposti dall’esterno.
Documentato quindi il sistema e sicuri della sua applicazione l’azienda può confrontarsi con l’organismo della certificazione. La scelta di quest’ultimo, inutile nasconderlo, è legata al mercato o ai clienti di riferimento. Ad esempio, esistono enti fortemente connotati in uno o pochi settori, altri legati al mercato tedesco, inglese o americano e così via. La scelta deve essere quindi oculata contattando ora i principali clienti, ora il consulente e, ovviamente, tenendo in considerazione anche il prezzo e va fatta ricordando che l’organismo della certificazione è un partner che vi accompagnerà per sempre nel cammino della qualità. Navigando nelle restanti pagine potete accedere all’elenco degli enti accreditati da ACCREDIA.
Ottenuta la certificazione ISO 9001 arriva la parte più difficile: il mantenimento e miglioramento del sistema. Infatti, a distanza di pochi mesi dal raggiungimento di tale traguardo, l’azienda si rende realmente conto che i soldi spesi devono tramutarsi in un investimento e non rimanere un puro e semplice costo, anche perché l’organismo di certificazione di lì a poco tornerà per verificare il buon funzionamento del sistema. In sostanza è questo il momento della verità. Se si fallisce si vanificano sforzi sia economici che umani, si può incorrere nel ritiro del certificato da parte dell’ente e soprattutto si perde il treno che sta portando in Europa numerose aziende.